Montecarlo ricomincia da tre

Il 4 Dicembre del 1981 gli ultimi cinque dei frati minori che lo avevano abitato per quasi sei secoli abbandonarono per sempre il Convento francescano di Montecarlo. L’edificio e tutte le sue pertinenze (praticamente l’intera collina) furono dati in comodato d’uso gratuito prima all’Associazione MondoX di Frate Eligio Gelmini e poi ad una congregazione di suore laiche. Frate Eligio lasciò Montecarlo di sua inizativa per ragioni di carattere finanziario, le suore ne furono cacciate nel 2012 dal Vescovo Meini.

Entrambe le esperienze furono traumatiche per l’antico convento che ne uscì depredato di arredi secolari, con un ala dell’edificio a rischio di crollo per lavori edili abusivi e fatti male, i capannoni un tempo destinati al Convalescenzario di frate Pietro Ghezzi ridotti a discariche di immondizie, il bosco di querce abbandonato agli approvvigionamenti abusivi di improvvisati boscaioli, l’intera area (ben 13 ettari, tutti di proprietà dei francescani) ridotta a luogo di incontri clandestini e di ‘rave party’ notturni.

Montecarlo era in queste condizioni un anno fa quando Biblioteca Valdarnese propose a Mario Lanini e ad Alessandro Metti di realizzare un documentario sul drammatico stato di questa storica memoria sangiovannese. Accettarono e, chiesti ed ottenuti dai Frati minori permessi e chiavi per fare riprese anche all’interno dell’edificio e facendo i conti con le piogge incessanti di quelle settimane e con le restrizioni per le misure anti-Covid, ci si mise al lavoro.

Con fotocamere, telecamere e droni, lo stato del Convento fu meticolosamente documentato in tutte le sue parti, dalle cisterne ai tetti, dalla Chiesa alle cucine, ai capannoni, orti, bosco, la Selice, i vecchi sentieri usati dai frati prima della costruzione dell’attuale strada. Alle immagini aggiungemmo materiali storici recuperati dall’Archivio dei Frati minori e quando il documentario fu pronto per essere presentato al pubblico, da Firenze arrivò la notizia che Montecarlo aveva trovato un acquirente.

Intorno al quale ed alle cui intenzioni è stata per mesi mantenuta una discrezionalità che ha favorito ogni sorta di illazioni e di preoccupazioni per le sorti della collina di Montecarlo.

Discrezionalità rimossa dal diretto interessato che il mese scorso ci ha invitati ad un colloquio su al Convento dove, in uno spartano e suggestivo studio ricavato da una delle camerate, siamo stati ricevuti dal professor Lorenzo Berna, già docente di Ingegneria Ambientale all’Università di Perugia e con all’attivo recuperi di aree degradate attraverso soluzioni di sviluppo economico rispettose dell’ambiente e della storia culturale dei luoghi (vedi Borgo Petelia a Strongoli del quale molto si parla qui e qui) e promotore della versione italiana del 3E Film Festival nato a Vancouver per combattere i metodi di fratturazione idraulica delle rocce per l’estrazione di combustibili fossili (qui).

Ma Montecarlo non è stato acquistato dal Berna bensì dalla Fondazione BEST (acroninmo risultato dai cognomi personali suo e della moglie Ketty Stolfi, deceduta nel 2005) da lui creata con lo specifico scopo del recupero statico, architettonico ed ambientale dell’area e degli edifici di Montecarlo, mantenendo al Convento la sua funzione di asilo per una comunità che lo abiterà a breve, compatibilmente con il lavori di riassestamento statico dell’edificio principale.

Per quanto consentito dalla poca documentazione fotografica degli edifici prima delle trasformazioni degli Anni ’70 e successivi, la Fondazione intende riportare la Chiesa ed il Convento alle forme e funzioni originarie e quindi niente nuove costruzioni, ripristino delle strutture e degli orti per avviare attività di agricoltura biologica e di artigianato sia per il sostentamento della comunità che vi abiterà che per la vendita a terzi.

A domanda specifica, il professor Berna precisa che i cittadini potranno continuare a frequentare collina, Convento e Chiesa con le ovvie limitazioni per il rispetto dei luoghi, delle aree coltivate e dei laboratori ma con il divieto – già operante- di accedere in auto al piazzale della Chiesa.
Chiesa che, sottoposta ai necessari restauri, sarà riaperta al pubblico la prossima Domenica in Albis per ricordare la consacrazione avvenuta in quella data nel 1538.

Beh, pare che con questo terzo tentativo il Convento si sia incamminato sulla giusta via. Auguri alla Fondazione Best alla quale dedichiamo questa selezione delle straordinarie foto del Convento fatte l’anno scorso da Mario Lanini

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