In questi giorni abbiamo ripreso il trasferimento dei file dal vecchio sito di Biblioteca Valdarnese a quello nuovo di Arno&Dintorni riempiendo altri scaffali con diverse opere, alcune nuove di zecca (si fa per dire …), altre già note a chi ci segue.
Data la ricorrenza astronomica odierna ed il mese ricorrente della morte ‘ufficiale’ di Michelangelo, primi tra i nuovi, tre titoli: Ricordo del solstizio d’estate del 1892, antologia di scritti e scoperte astronomiche in memoria di Paolo dal Pozzo Toscanelli e del suo ruolo nei calcoli di navigazione di Amerigo Vespucci e Cristoforo Colombo; Del vecchio e nuovo gnomone fiorentino e delle osservazioni astronomiche, fisiche et architettoniche per verificarne il funzionamento, trattazione del 1776 di Leonardo Ximenes e Le esequie di Michelagnolo Buonarroti celebrate a Firenze a quattro mesi dalla morte dall’Accademia de Pittori, Scultori, e Architettori felicemente e generosamente sponsorizzata da Cosimo I che aveva parrecchio da farsi perdonare sia da Firenze che da Michelagnolo. Riproduzione del ‘catalogo’ originale del funerale stampato da Giunti nel 1564 curata da Giulio Piccini nel 1875.
Restando in tema con astronomi e navigatori ma cambiando disciplina, abbiamo Il giuoco del calcio, trattazione scritta nel 1898 nell’ambito delle Onoranze centenarie fiorentine a Paolo Del Pozzo Toscanelli ed Amerigo Vespucci; più antica ma sempre pallone Memorie del calcio fiorentino tratte da diverse scritture nelle quali Pietro di Lorenzo Bini racconta alle Serenissime Altezze Ferdinando principe di Toscana e Violante Beatrice di Baviera sua consorte (è il 1688) tutto quanto si era fatto, detto e scritto in versi, in prosa ed in calci in materia di calcio e di come questa pratica fosse arrivata in Toscana dagli antichi Greci per il tramite degli antichi Romani giusto in tempo per celebrare il matrimonio dei Serenissimi Ferdinando e Beatrice con una disfida tra Cavalieri Asiatici contro a Cavalieri Europei, vestendo di giustacuore di raso rosino con gallone d’argento, calzetta di tal colore e cappello con penna bianca, gli Europei e Zamberlucco di raso verde con alamari d’oro, calzetta simile, turbante in testa pur di raso verde e tocca d’oro, gli Asiatici. Capitani della disfida furono l’aspirante Granduca Ferdinando per gli Europei ed il fratello cadetto GianGastone per gli Asiatici. Pietro di Lorenzo Bini non ci dice chi vinse la disfida ma sappiamo che il Granducato lo vinse GianGastone.
Sempre in quegli anni ed ancora per festeggiamenti di nozze Mascherata e calcio fatti in Firenze il 1 Maggio 1691 è in realtà il titolo di una stampa che rappresenta dettaglaitamente l’incontro di calcio tenutosi a Firenze per il matrimonio di Anna Maria Luisa di Toscana con il Duca di Neiburgo. In questo volumetto Iodoco Del Badia ricostruisce non solo i partecipanti alla partita ma anche gli specifici ruoli in campo.
Del 1776 è Discorso sul calcio fiorentino donde si ha l’origine del calcio in generale, panoramica storica scritta da Giuseppe Aubert e con informazioni tecniche sul calcio praticato a Livorno in quegli anni. Da Pisa abbiamo un Regolamento per la Società dei dilettanti del giuoco del pallone del 1864 ed infine Lo storico gioco del calcio in piazza della Signoria, volume edito a Firenze nel 1930 nell’ambito della commemorazione del IV centenario della morte di Francesco Ferrucci.
Dal calcio passiamo al territorio toscano in generale così come lo studiò e descrisse Giovanni Targioni Tozzetti nella prima metà del Settecento nei sei volumi di Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana (Voll. I, II, III, IV, V, VI) e nel particolare al segno principale di questo territorio: il fiume Arno. Nell’inverno del 1604, causa bassa temperatura, poche piogge e venti di tramontana, l’Arno gelò ed i Fiorentini, inizialmente dubbiosi che su quelle acque ferme ci si potesse camminare, videro che ci si poteva ed in breve tutta la città prese a camminare, ballare, saltare e giocare su quelle acque che in tempi normali solo gli esperti nuotatori si permettevano di affrontare. Lo straordinario evento è raccontato nella coeva Relazione delle feste fatte in Fiorenza sopra il ghiaccio del fiume d’Arno.
Non per le feste ma sui danni causati dalle periodiche inondazioni del fiume scrissero il matematico Vincenzio Viviani nel 1687 (Discorso intorno al difendersi da’ riempimenti de’ fiumi …), un ignoto ingegnere nel 1732 (Ragionamenti intorno allo stato del fiume Arno, e dell’acque della Valdinievole) e, con la consulenza di Giovanni Targioni Tozzetti, nel 1767 l’ingegnere Ferdinando Morozzi Dello stato antico e moderno del fiume Arno e delle cause e de’ rimedi delle sue inondazioni (Voll. I, II).
Nonostante i molti interventi idraulici, le immense cifre spese a riparare i danni delle alluvioni ed il buon governo dei Lorena ed in particolare del Granduca Pietro Leopoldo (vedi l’Ordinanza per il Regolamento de’ fossi a Pisa del 1775), il problema fu consegnato irrisolto dal ‘700 all’800 e ci scrissero, tra gli altri, Narrazioni istoriche delle più considerevoli inondazioni dell’Arno, Giuseppe Aiazzi nel 1845 e Ragionamento sullo stato dell’Arno al di dentro di Firenze, Domenico De Vecchi nel 1851.
Tra queste opere particolarmente suggestiva e quella di Ferdinando Morozzi per l’accurata descrizione delle dinamiche delle inondazioni, non di rado causate dall’egoismo e cecità di grossi proprietari terrieri. All’inizio del secondo volume (pagina 5 del libro, 17 del file) Morozzi riporta il racconto di Bartolomeo Baglioni di Bibbiena che sale alla sorgente dell’Arno nel 1753 e, arrivatovi, scopre, lui e noi in lui, che: Nihil sub sole novum. Da leggere.
Infine sempre in materia d’Arno e di Toscana antica, Dalla toponomastica della valle dell’Arno e Di alcuni elementi etruschi nella toponomastica toscana, entrami di Silvio Pieri ed entrambi pubblicati nel 1912. E con questo per oggi ci fermiamo. Buona lettura